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What a wonderful world
Proprio in questi giorni, tanti anni fa ...
Riporto qui un po' di storia del Coll d'Ares, colle dei Pirenei al confine tra la Spagna e la Francia. C'è molto da leggere, e ho anche sorvolato parecchio. Una curiosità: se cercate il Coll d'Ares su Wikipedia, trovate la sua tragica storia solo in catalano e francese, mentre spagnolo, inglese, italiano... si limitano al solo aspetto geografico!
Nelle PiPs trovate una foto d'epoca e un cartello a ricordo dell'evento con le info solo in Francese e Catalano.
Già nel 1691, durante la guerra della Grande Alleanza, molti spagnoli tentarono di fuggire per raggiungere la Francia attraverso questo colle, senza successo.
Più recentemente, nel febbraio del 1939, negli ultimi giorni della guerra civile spagnola, ci fu un altro tragico esodo.
Le notizie delle migliaia di assassinati di Maiorca, Bajadoz, Granada e Malaga spinsero le genti di Catalogna ed i profughi delle altre province spagnole già in mano ai nazionalisti ad abbandonare Barcellona e gli altri centri.
Circa duecentomila tra donne, bambini ed anziani, insieme a feriti e militari sbandati, si avviarono verso il Nord, in un fiume eterogeneo di animali e mezzi di trasporto, sotto la costante minaccia dell'aviazione fascista italiana che si accaniva contro questa massa inerme. La loro meta era la Francia, che rappresentava l'estrema possibilità di salvezza, da raggiungere attraverso i Pirenei.
In una confusione estrema i fuggiaschi si riversarono verso tutti i posti di confine, in gran parte utilizzando le strade che collegavano la Spagna alla Francia, ma molti percorsero sentieri di montagna, superando colli alti anche oltre duemilacinquecento metri. Dopo i civili fu la volta di quanto restava dell'armata della Catalogna (circa duecentocinquantamila uomini) e delle personalità della Repubblica tra cui i quattro presidenti. Gli ultimi reparti organizzati a ritirarsi furono gli anarchici della 26a divisione "Durruti".
Fu tragedia nella tragedia; al dolore di dover lasciare il proprio Paese, al terrore di essere catturati dai franchisti, all'angoscia per i congiunti sotto le armi, alla delusione per la fine di un sogno di maggior giustizia, appena passato il confine dopo infinite difficoltà, si aggiunsero le vessazioni delle guardie di frontiera, l'abbandono senza riparo nelle notti gelide, il disprezzo dei sorveglianti, l'insensibilità delle autorità, preoccupate, specie quelle militari, esclusivamente della loro sorveglianza, come se fossero delinquenti comuni, sorveglianza affidata di massima alle truppe coloniali francesi.
Perquisiti, depredati delle poche cose di valore, disarmati e vaccinati, continuamente umiliati, strappando loro i fazzoletti che contraddistinguevano i reparti, forzati ad aprire il pugno in cui tenevano un po' di terra di Spagna, questo era il primo trattamento che ricevevano dalla Francia, culla dei diritti dell'uomo.
Hugh Thomas in "Storia della guerra civile spagnola" riporta che entrarono in Francia circa duecentocinquantamila militari, di cui diecimila feriti gravi, centosettantamila donne e bambini e settantamila civili, fra cui molti anziani, cifre che si avvicinano sia a quelle ufficiali che a quelle fornite da altre fonti.
Bloccati dal gelo dell'inverno, i profughi vennero trattati come bestie. Prima donne, bambini, anziani e feriti vennero raccolti in camps de collectage creati a ridosso dei Pirenei, lande fredde ed umide, battute dal vento, senza riparo dalle intemperie e scarso cibo.
Ultimi ad essere autorizzati ad entrare furono i militari, che vennero trasferiti a piedi direttamente ai campi di concentramento.
Costretti in recinti delimitati dal filo spinato in appezzamenti di terreno fuori mano o sulle spiagge del Roussillon, essi scavarono delle buche nella terra e nella sabbia e le coprirono con teli, ramaglia e lamiere, bevvero l'acqua dei pozzi, fecero i loro bisogni nei boschi o sulla riva del mare, "la primiera linea de mierda".
I primi giorni furono i più difficili: il freddo, la fame, la mancanza di cure mediche determinarono circa quindicimila decessi, che colpirono in particolare i più deboli: vecchi, bambini e feriti.
E la storia continua...
Anche Luis Armstrong lo sosteneva:
What a Wonderful World
Some of you young folks been saying to me, hey pops,
what do you mean what a wonderful world?
How bout all them walls all over the place?
Ya call them wonderful? And how bout hunger and pollution?
That ain't so wonderful either.
But how bout listening to old pops for a minute.
Seems to me it ain’t the world that’s so bad but what were doing to it
And all I’m saying is see what a wonderful world it would be,
if only we’d give it a chance.
Love baby, love. That’s the secret.
Yeah, if lots more of us loved each other
we’d solve lots more problems, and then this world would be better
That’s what old pops keeps saying.
I see trees of green, red roses too
I see them bloom for me and you
And I think to myself, what a wonderful world
I see skies of blue and clouds of white
The bright blessed day, the dark sacred night
And I think to myself, what a wonderful world
The colours of the rainbow, so pretty in the sky
Are also on the faces of people going by
I see friends shakin' hands, sayin' "How do you do?"
They're really saying "I love you"
I hear babies cryin', I watch them grow
They'll learn much more than I'll ever know
And I think to myself, what a wonderful world
Yes, I think to myself, what a wonderful world.
-------------------------
non so perché, ma la cartina mi dice "Francia" mentre qui siamo ancora in Spegna ...
Do not use my images on websites, blogs or other media without my explicit written permission.
All rights reserved - Copyright © Nora Caracci
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Riporto qui un po' di storia del Coll d'Ares, colle dei Pirenei al confine tra la Spagna e la Francia. C'è molto da leggere, e ho anche sorvolato parecchio. Una curiosità: se cercate il Coll d'Ares su Wikipedia, trovate la sua tragica storia solo in catalano e francese, mentre spagnolo, inglese, italiano... si limitano al solo aspetto geografico!
Nelle PiPs trovate una foto d'epoca e un cartello a ricordo dell'evento con le info solo in Francese e Catalano.
Già nel 1691, durante la guerra della Grande Alleanza, molti spagnoli tentarono di fuggire per raggiungere la Francia attraverso questo colle, senza successo.
Più recentemente, nel febbraio del 1939, negli ultimi giorni della guerra civile spagnola, ci fu un altro tragico esodo.
Le notizie delle migliaia di assassinati di Maiorca, Bajadoz, Granada e Malaga spinsero le genti di Catalogna ed i profughi delle altre province spagnole già in mano ai nazionalisti ad abbandonare Barcellona e gli altri centri.
Circa duecentomila tra donne, bambini ed anziani, insieme a feriti e militari sbandati, si avviarono verso il Nord, in un fiume eterogeneo di animali e mezzi di trasporto, sotto la costante minaccia dell'aviazione fascista italiana che si accaniva contro questa massa inerme. La loro meta era la Francia, che rappresentava l'estrema possibilità di salvezza, da raggiungere attraverso i Pirenei.
In una confusione estrema i fuggiaschi si riversarono verso tutti i posti di confine, in gran parte utilizzando le strade che collegavano la Spagna alla Francia, ma molti percorsero sentieri di montagna, superando colli alti anche oltre duemilacinquecento metri. Dopo i civili fu la volta di quanto restava dell'armata della Catalogna (circa duecentocinquantamila uomini) e delle personalità della Repubblica tra cui i quattro presidenti. Gli ultimi reparti organizzati a ritirarsi furono gli anarchici della 26a divisione "Durruti".
Fu tragedia nella tragedia; al dolore di dover lasciare il proprio Paese, al terrore di essere catturati dai franchisti, all'angoscia per i congiunti sotto le armi, alla delusione per la fine di un sogno di maggior giustizia, appena passato il confine dopo infinite difficoltà, si aggiunsero le vessazioni delle guardie di frontiera, l'abbandono senza riparo nelle notti gelide, il disprezzo dei sorveglianti, l'insensibilità delle autorità, preoccupate, specie quelle militari, esclusivamente della loro sorveglianza, come se fossero delinquenti comuni, sorveglianza affidata di massima alle truppe coloniali francesi.
Perquisiti, depredati delle poche cose di valore, disarmati e vaccinati, continuamente umiliati, strappando loro i fazzoletti che contraddistinguevano i reparti, forzati ad aprire il pugno in cui tenevano un po' di terra di Spagna, questo era il primo trattamento che ricevevano dalla Francia, culla dei diritti dell'uomo.
Hugh Thomas in "Storia della guerra civile spagnola" riporta che entrarono in Francia circa duecentocinquantamila militari, di cui diecimila feriti gravi, centosettantamila donne e bambini e settantamila civili, fra cui molti anziani, cifre che si avvicinano sia a quelle ufficiali che a quelle fornite da altre fonti.
Bloccati dal gelo dell'inverno, i profughi vennero trattati come bestie. Prima donne, bambini, anziani e feriti vennero raccolti in camps de collectage creati a ridosso dei Pirenei, lande fredde ed umide, battute dal vento, senza riparo dalle intemperie e scarso cibo.
Ultimi ad essere autorizzati ad entrare furono i militari, che vennero trasferiti a piedi direttamente ai campi di concentramento.
Costretti in recinti delimitati dal filo spinato in appezzamenti di terreno fuori mano o sulle spiagge del Roussillon, essi scavarono delle buche nella terra e nella sabbia e le coprirono con teli, ramaglia e lamiere, bevvero l'acqua dei pozzi, fecero i loro bisogni nei boschi o sulla riva del mare, "la primiera linea de mierda".
I primi giorni furono i più difficili: il freddo, la fame, la mancanza di cure mediche determinarono circa quindicimila decessi, che colpirono in particolare i più deboli: vecchi, bambini e feriti.
E la storia continua...
Anche Luis Armstrong lo sosteneva:
What a Wonderful World
Some of you young folks been saying to me, hey pops,
what do you mean what a wonderful world?
How bout all them walls all over the place?
Ya call them wonderful? And how bout hunger and pollution?
That ain't so wonderful either.
But how bout listening to old pops for a minute.
Seems to me it ain’t the world that’s so bad but what were doing to it
And all I’m saying is see what a wonderful world it would be,
if only we’d give it a chance.
Love baby, love. That’s the secret.
Yeah, if lots more of us loved each other
we’d solve lots more problems, and then this world would be better
That’s what old pops keeps saying.
I see trees of green, red roses too
I see them bloom for me and you
And I think to myself, what a wonderful world
I see skies of blue and clouds of white
The bright blessed day, the dark sacred night
And I think to myself, what a wonderful world
The colours of the rainbow, so pretty in the sky
Are also on the faces of people going by
I see friends shakin' hands, sayin' "How do you do?"
They're really saying "I love you"
I hear babies cryin', I watch them grow
They'll learn much more than I'll ever know
And I think to myself, what a wonderful world
Yes, I think to myself, what a wonderful world.
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